Lassù vuol dire dentro

Vi proponiamo un articolo di don Paolo Sottopietra, dal sito della Fraternità San Carlo. Lo condivido parola per parola. Mi sembra un’ottima risposta alla domanda del sottotitolo di questo blog.

«Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio», scrive san Paolo ai Colossesi. «Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra».

Queste frasi potrebbero essere prese, superficialmente, come un invito a sminuire il valore delle cose con cui abbiamo a che fare tutti i giorni.
Dobbiamo guardare alle cose di lassù e distogliere l’attenzione da tutto il resto? Dobbiamo cioè ritirarci dall’impegno con le cose del mondo, dal godimento delle possibilità della vita, dall’economia e dalla politica, dall’arte e dalla cultura? C’è chi interpreta l’esortazione di san Paolo in questo senso, indicando la via di uno spiritualismo che rifiuta di incontrare la materialità della nostra esistenza. L’unica cosa che conta veramente è la vita eterna, quindi allontaniamoci dal resto, perché ci distrae da ciò che è autentico.

Non è questo ciò che insegnano san Paolo e la Chiesa. Al contrario, solo e proprio perché l’unica cosa che conta veramente è la vita eterna, tutto conta di questa nostra vita presente.

Don Giussani, per far capire questo, ha tradotto la parola «lassù» con la parola «dentro». La vita eterna è la verità di questa vita, diceva. Che Cristo è assiso alla destra del Padre significa che «si è collocato alla radice delle cose». Il cristianesimo, aggiungeva, «è l’inizio dell’eternità nell’esperienza dell’uomo solito in questo mondo; è l’esperienza di un uomo che coltiva l’eterno, percepisce l’alba dell’eterno in sé, capisce come nella sua esistenza la verità eterna o la felicità compiuta ed eterna sono tangibili, sono contenuto reale dell’esperienza presente».

Tutto prende valore proprio perché tutto sarà conservato. Senza la prospettiva dell’eternità, le cose si svuotano, perdono senso. Non basta dire, come il poeta Terenzio: «Sono uomo», per affermare che nulla di ciò che è umano ci è estraneo. Se l’uomo finisse nel nulla, in realtà, tutto gli sarebbe estraneo.

Nella luce dell’eterno, invece, tutto prende vita e senso, dai rapporti pubblici fino alle esperienze più intime. Se la vita è eterna, vale la pena di vivere fin d’ora l’amicizia, l’amore per la propria moglie e per i propri figli; è bello l’orgoglio di appartenere alla propria terra e al proprio popolo, che dà forza all’identità di un uomo e apre al mondo e agli altri; è pieno di nobiltà il lavoro per migliorare le proprie condizioni e la terra di tutti; è giusta la fatica della politica per conservare la pace e per contribuire al cammino di ogni uomo verso la sua piena dignità; è vero l’amore alla Chiesa, con le sue ferite e la sua gloria; ha senso il sacrificio necessario per educare le nuove generazioni a ciò che è bello e puro; è un bene coltivare il gusto per la musica, per la letteratura e per ogni arte.

Se la vita è eterna, contano le richieste che rivolgiamo a Dio, le promesse, il perdono domandato e ottenuto, la gratitudine espressa nella preghiera, lo stupore provato per la vicinanza del Signore. Se la vita è eterna, può essere un’esperienza reale la consuetudine con i santi, piena di confidenza, l’accordo vissuto con loro nella comunanza di sensibilità, l’aiuto da loro implorato e ricevuto.

Tutto questo non verrà cancellato dalla morte: sarà nostra eredità per sempre.

Vi segnalo questi link

  • Benedetto XVI in visita pastorale a Velletri (...

    “La stessa proposta della fede in Cristo è vista come un attentato alla libertà altrui. L’individualismo radicale che trionfa nella cultura moderna (conta l’individuo, non la famiglia, il bene pubblico) porta a questa visione della libertà umana ed è una delle espressioni “di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione”, come ha detto Benedetto XVI in un discorso alla diocesi di Roma del 6 giugno 2005. E Giovanni Paolo II, nella sua enciclica “Fides et Ratio” (1999, n. 5) scriveva: “Nelle diverse forme di agnosticismo e relativismo presenti nel pensiero contemporaneo, la legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo”.”

  • Boy

    “«Questa è una triste realtà che dobbiamo constatare – ha detto il vescovo interpellato sul fatto se gli adulti stiano disertando il proprio ruolo educativo -. Tanto più ai nostri giorni in cui gli adulti vivono una situazione abbastanza penosa, costretti a lavorare non otto, ma da 12 o anche 14 ore al giorno, quindi, arrivano a casa di sera stanchi e non hanno tempo da dedicare ai bambini. Questi ultimi rimangono soli, nel pomeriggio non hanno la vicinanza dei genitori e trascorrono l’intera giornata su internet».”

  • Wujek (lo zio) è stato sempre presente in tutta la nostra vita e praticamente lo è tuttora. Prima, per usare un’espressione del linguaggio odierno, come un prete originale o addirittura attraente, come pastore del nostro gruppo giovanile. Era una figura centrale dell’attività escursionistica, religiosa e anche del divertimento; ma lo era soprattutto quale guida spirituale, partecipe in maniera evidente delle principali decisioni della nostra vita, particolarmente di quelle matrimoniali, sempre presente nella nostra vita familiare, nei rapporti con i genitori e poi con i nostri figli e nipoti, interessato alle questioni professionali di ciascuno di noi. […]. Con le diverse nomine ecclesiastiche o malgrado esse Wujek rimaneva sempre con noi in stretti rapporti, simili a legami familiari, a legami che si hanno con il papà o la mamma. Wujek creava un clima di assoluta sincerità, apertura, gli confidavamo anche le nostre questioni più personali, ad ogni tappa della nostra vita. I nostri contatti con Lui e il nostro, per così dire, corso di vita erano in maniera naturale fondati sulla verità. Egli ci accompagnava e certamente ancora ci accompagna con la preghiera, e noi cercavamo e cerchiamo anche oggi di ricambiare» “Vedi: l’uomo vive grazie all’amore. La capacità di amare determina la personalità in profondità – non senza ragione è questo il comandamento più grande – non una grande capacità intellettuale, bensì proprio la capacità dell’ amore autentico, che consiste in un certo uscire di sé, in un certo approvare l’altro e gli altri, nel dedicarsi alla realtà dell’uomo, degli uomini, e prima di tutto nel dedicarsi a Dio.”

  • With Premier of the State Council of the Peopl...

    “Verità infinita, lasciami seguire quest’ardua ricerca…” Un primo ministro che crede in Dio non desta stupore. Ma se il politico in questione è Wen Jiabao, il premier cinese destinato a passare il testimone il prossimo 8 novembre con il decennale congresso del Politburo comunista, allora c’è da meravigliarsi. Anche se in Cina la Costituzione garantisce formalmente ai cittadini la libertà di culto, la legge vieta infatti l’attività religiosa perché sovverte il potere dello Stato. Le voci sulla fede di Wen Jiabao si rincorrono da tempo, proprio nella comunità di credenti che, di nascosto, frequenta improvvisati luoghi di culto.

  • Waterloo commuters

    “Basta guardarsi intorno. Nella vita di ciascuno di noi ci sono decine e decine di persone: i familiari, i vicini, i colleghi di lavoro, i compagni di viaggio – penso a quanti sono pendolari -, se è vero che ogni uomo è il risultato delle relazioni che ha, la fede di un cristiano si misura nelle persone che entrano nel suo cuore. Tutte queste persone aspettano di conoscere Dio, anche se a volte non lo sanno. Non togliamo loro la possibilità di scoprirlo e di incontrarlo attraverso di noi!”

  • Saharawi Refugees at Sunset

    “Tra i 200mila saharawi nei campi profughi algerini e i saharawi indipendentisti rimasti in Sahara Occidentale, è stata posta una spaventosa barriera, un muro lungo 2.700 chilometri, che corre nel deserto a separare madri e figli, mariti e mogli. Famiglie spezzate che non si vedono da anni, ma che resistono. Le loro testimonianze, raccolte nel documentario di Zuccalà e Ghizzoni, ci chiamano. E ci chiedono di essere ascoltate, una volta per tutte.”

La libertà dentro

La libertà è una cosa molto interiore. Dall’esterno ti possono anche bombardare ma è all’interno che puoi aprire la famosa porta. Non ricordo quale autore diceva che, se non apri tu dall’interno la porta, nessuno può farlo dall’esterno. Più passano gli anni, più profondo deve essere il modo di esercitare questa libertà. Continua a leggere