Il senso dei commenti

Quando ho scoperto i blog, la cosa che più mi ha affascinato è stata l’idea dei commenti. Trovo magnifico che da un post possa nascere un dibattito – o meglio una conversazione, come dicono gli anglosassoni, togliendo ogni sfumatura bellicosa al processo – che arricchisce, fa crescere, magari porta lontano, fa volare alto quanto detto nel post.

Tuttavia, nella blogosfera italiana non si è ancora sviluppata appieno quest’idea di blog come lavoro cooperativo, creazione collettiva, aiuto reciproco a capire la realtà (caspita, cosa può esserci di più bello?).
Molti pensano che il commento serva soltanto a dire bene – bravo – come hai detto bene – son d’accordo o al massimo ad aggiungere una battuta, un sorriso, una strizzatina d’occhio. Se non gli “viene” di fare una cosa o l’altra, ma anzi avrebbero da correggere, obiettare, sviluppare, domandare, rilanciare, approfondire, …ecco, proprio allora non commentano, perchè s’immaginano che l’autore del post scriva “Augh! Ho detto!” in calce a ogni post: che, insomma, non ammetta repliche, se non estremamente formali.

Ma non è così! I commenti non sono applausi. Non è questo che vuole, uno che scrive un blog: vuole risposte vere. Vuole confrontare la propria esperienza con quella degli altri. Se avesse voluto solo… pontificare, avrebbe creato un sito web statico, o avrebbe disattivato i commenti. (A onor del vero alcuni disattivano i commenti per altre ragioni, di ordine pratico, e non per una chiusura al dialogo: tuttavia, la loro scelta mi risulta ugualmente incomprensibile.)

E’ vero purtroppo che ci sono blog in cui una schiera di fedeli cortigiani usano i commenti ad ogni post come farebbe una claque, approvando con entusiasmo tutto quello che esce dalla tastiera del loro amato blogger: sembra di vedere la scenetta di Petrolini che fa Nerone (Bravo! Grazie!). Queste piccole corti … rovinano la piazza, e non aiutano a capire il senso vero di un blog, che non è altro che questo:  un poveraccio (o poveraccia) qualsiasi, alla ricerca come tutti, che dice: “Ecco, mi sembra di aver capito questo, ho pensato così e così, mi domando come stiano le cose su quella faccenda… Voi cosa ne pensate? Mi aiutate a fare dei passi avanti?”

Non sarebbe molto più interessante, usare così la possibilità di commentare? E molto più umano, soprattutto!

[foto Wikimedia commons]
Q

Disegni di bimbi e sostegno a distanza

http://piccolemani.blogspot.com/

Vi segnalo un blog appena nato, con cui collaboro a livello tecnico, ma le cui anime sono realmente le carissime amiche Viviana e MariaSerena.

Il blog si propone di promuovere la cultura del sostegno a distanza di bambini di paesi in via di sviluppo.

“Con i loro occhi” pubblica disegni di bambini italiani e stranieri – chiunque può mandarli all’indirizzo email del blog – valorizzando così lo sguardo dei piccoli sulla realtà, ed aiutando a riflettere sulle responsabilità di noi adulti che apparteniamo alla minoranza “fortunata” del pianeta.

Omaggio all’Africa

Satellite Photo of AfricaImage via Wikipedia

Nel blog Lavori in corso, che seguo da qualche tempo, sta uscendo una serie di post dedicata a una lunga visita dell’autore del blog in Africa. Sorprendenti, commoventi, illuminanti, divertenti… tutti da leggere.

La venerazione che da sempre nutro per le genti africane, a queste letture, si risveglia e diventa un ardente desiderio di essere in Africa. Chissà quando si realizzarà questo mio sogno?

Sempre in argomento, segnalo il pregevole blog di informazione sull’Africa il cui autore è Riccardo Barlaam, firma del Sole24Ore. Fra l’altro, Barlaam ha promosso – con alcuni colleghi africani – la nascita di AfricaTimesNews, sito di news in tempo reale, in francese e inglese, portato avanti da una rete di giovani giornalisti locali.

Quanto spesso i nostri telegiornali ci raccontano qualcosa di questo continente? Eppure, come recita la citazione di Paul Theroux che campeggia accanto al titolo del blog di Barlaam: “Se l’Africa non ha futuro, neanche noi l’abbiamo”.

Intanto dedico questo gioiello musicale all’intelligente e sensibile viaggiatore di Lavori in corso, a Barlaam e a tutti gli innamorati della cultura africana. La canzone Malaika viene dal Kenia ed è in lingua swahili, mentre la cantante è la grande Angélique Kidjo del Benin.

Malaika Angelo
Malaika, nakupenda Malaika. Angelo, ti amo Angelo.
Malaika, nakupenda Malaika. Angelo, ti amo Angelo.
Nami nifanyeje, kijana mwenzio, E io, tuo giovane innamorato, che posso fare.
Nashindwa na mali sina, we, Se non fossi stato sconfitto dalla mia sfortuna,
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.
Nashindwa na mali sina, we, Se non fossi stato sconfitto dalla mia sfortuna,
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.
Pesa zasumbua roho yangu Il denaro mi tormenta l’animo
Pesa zasumbua roho yangu Il denaro mi tormenta l’animo
Nami nifanyeje, kijana mwenzio, E io, tuo giovane innamorato, che posso fare.
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.
Nashindwa na mali sina, we, Se non fossi stato sconfitto dalla mia sfortuna,
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.
Kidege, hukuwaza kidege. Uccellino, sogno di te, uccellino.
Kidege, hukuwaza kidege. Uccellino, sogno di te, uccellino.
Nami nifanyeje, kijana mwenzio, E io, tuo giovane innamorato, che posso fare.
Nashindwa na mali sina, we, Se non fossi stato sconfitto dalla mia sfortuna,
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.
Nashindwa na mali sina, we, Se non fossi stato sconfitto dalla mia sfortuna,
Ningekuoa Malaika. Ti avrei sposato, Angelo.

Reblog this post [with Zemanta]

Mai più senza…

Qualcuno chiama sprezzantemente i bloggers “pyjama army“, l’esercito in pigiama, con mille sottintesi che alludono a dilettantismo, improvvisazione, individualismo, autoreferenzialità…

Tutte sciocchezze. Macché pigiama. In questo freddo inverno, nell’attesa del tanto temuto e mai tanto desiderato global warming, io voglio bloggare vestita così: