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Almaty

  • O l’ideale è opera delle mani dell’uomo, una bellezza creata a propria immagine e somiglianza come lo era per i pagani, i cui dei erano antropomorfi e il mondo destinato a implodere in se stesso; oppure, è una Bellezza che viene “da fuori” e l’uomo la incontra e la sceglie. O sei “dio” del tuo mondo o sei “pietra” di una Cattedrale. Il tuo posto nel mondo è unico e irripetibile. Lì dove sei, da quel punto dello spazio che occupi solo tu, “vedi” la realtà come nessun altro, e lì sei chiamato a plasmarla, a collaborare all’opera di un Altro». Così il mondo non è un meccanismo da sistemare o da cui proteggerti, ma una novità in cui continuamente ti imbatti.

  • “El arquitecto mexicano don Bosco Gutiérrez fue secuestrado y pasó la Navidad viviendo sólo de Dios y aprovechando esos días para evangelizar y ofrecer este amor de Dios a sus secuestradores. La historia de esa Navidad de Bosco -«la más feliz de mi vida»- la cuenta José Pedro Manglano en el libro 257 días (ed. Planeta) Figura del Niño Jesús que le entregan a Bosco en su cautiverio Bosco sabe que está cercana la Navidad: «No quería pasar la Navidad solo. Aunque en mi interior me sentía muy acompañado, me faltaba la cercanía de mi gente. Llamé al guardián de turno: -¿Me podría conseguir un Niño Dios? ¿Un Niño Dios?, me escribió asombrado. -Sí -le respondí-. Necesito un Niño Dios para arrullarlo y sentirme acompañado esta Navidad.”

  • Syria. Aleppo. Armenian church 40 martyrs

    “Nella situazione in Siria non c’è nessuno veramente super-partes se non la Chiesa siriana, che da tempo preme per la riconciliazione. Con l’aiuto concreto alla popolazione e con l’iniziativa “Mussalaha” ha unito alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi: una riconciliazione dal basso a partire dalle famiglie, dai clan, dalle diverse comunità della società civile siriana che non parteggia per nessuna delle parti in lotta. Sarebbe stato facile capire che la via della riconciliazione era l’unica soluzione possibile. Solo ora, ad un passo dal baratro, a distanza di più di due anni dall’inizio del conflitto e con quasi 90.000 morti alle spalle, i grandi della terra sembra comincino a rendersene conto.”

  • English: Niño Dios of unknown name at the pari...

    Niño Dios,Tacuba, Mexico City (Wikipedia)

    “Il Papa ricorda in tema di sensibilità comune dei fedeli che «il Concilio Vaticano II, ribadendo il ruolo specifico ed insostituibile che spetta al Magistero, ha sottolineato nondimeno che l’insieme del Popolo di Dio partecipa dell’ufficio profetico di Cristo, realizzando così il desiderio ispirato, espresso da Mosè: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!” (Nm 11,29)». Il Pontefice cita il passaggio centrale al riguardo, che si trova nella «Lumen gentium»: «La totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo (cfr 1 Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale» (n. 12). Dunque esiste davvero «questo dono, il sensus fidei, [il quale] costituisce nel credente una sorta di istinto soprannaturale che ha una connaturalità vitale con lo stesso oggetto della fede». Ed è anche vero che «il sensus fidei è un criterio per discernere se una verità appartenga o no al deposito vivente della tradizione apostolica». Ma queste affermazioni vanno immediatamente approfondite e precisate, perché c’è chi le utilizza in modo malizioso. Oggi «è particolarmente importante precisare i criteri che permettono di distinguere il sensus fidelium autentico dalle sue contraffazioni». “

  • Topographic map of Pakistan

    “Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buo­na volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo di isolamen­to della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata con­dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profe­ta Maometto. Dio sa che è una sentenza ingiusta e che il mio unico de­­litto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica. Non so se queste parole usciranno da questa prigione. Se il Signore miseri­cordioso vuole che ciò avvenga, chiedo agli spagnoli (il 15 dicembre, il marito di Asia ritirerà a Madrid il premio dell’associazione HazteOir, n­dr ) di pregare per me e intercedere presso il presidente del mio bellissi­mo Paese affinché io possa recuperare la libertà e tornare dalla mia fa­miglia che mi manca tanto. Sono sposata con un uomo buono che si chiama Ashiq Masih. Abbia­mo cinque figli, benedizione del cielo: un maschio, Imran, e quattro ra­gazze, Nasima, Isha, Sidra e la piccola Isham. Voglio soltanto tornare da loro, vedere il loro sorriso e riportare la serenità. Stanno soffrendo a cau­sa mia, perché sanno che sono in prigione senza giustizia. E temono per la mia vita. Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nel­la mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha of­ferto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho rin­graziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta one­stà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musul­mana.”

Per fare scienza ci vuole fede, speranza e amore

da Zenit: Vi spiego perché alcuni Gesuiti diventano astronomi – La bellezza della conoscenza “inutile”

Hubble's butterfly

Il mondo dell’astronomia è un microcosmo che riflette il modo in cui troviamo le motivazioni per svolgere attività che non comportano profitti evidenti, in termini di finanza o di potere. Non c’è alcun vantaggio evidente, ad esempio, nella conoscenza della gamma dei cluster (grappoli) di stelle. Dove dunque noi astronomi troviamo la motivazione per lavorare insieme su cose che nessuno di noi potrebbe fare da solo? Che cosa ci sostiene, momento dopo momento, nella nostra ricerca?

Il senso di queste domande consiste nel capire come la scienza incontra la religione. È un luogo comune parlare della “guerra senza fine tra scienza e religione”, e un modo comune di risolvere questa “guerra” è affermare che la scienza e la religione hanno ciascuna il proprio campo di applicazione.

Secondo la definizione di Steven Jay Gould, i loro «magisteri non sono sovrapposti». Coloro che mettono una barriera tra scienza e religione dimenticano un aspetto molto importante. Scienza e religione si incontrano senza dubbio almeno in un punto: in quell’essere umano che è lo scienziato, le cui motivazioni e aspirazioni fondamentali, che lo spingono a dedicarsi a quella scienza, sono più o meno apertamente di natura religiosa, e i cui presupposti religiosi sull’universo costituiscono i fondamenti del ragionamento scientifico. (…)

Come ci ricordano i teologi, ogni eresia si basa su una importante verità. Per affermare che non credono in Dio, gli atei devono avere un’immagine piuttosto chiara del dio che rifiutano. E il dio che rifiutano è probabilmente un dio che merita di essere ricusato, molto distante dal Dio che noi credenti abbiamo sperimentato e accolto. Noi crediamo in Dio rispondendo a un’esperienza, non per cieca fede in un libro o in un guru; la nostra fede comporta una personale esperienza di Dio. In tal senso il credente non è diverso da uno scienziato, che osserva e poi cerca di dare una spiegazione a ciò che ha osservato. Nel rifiutare l’intervento del soprannaturale nell’universo, la scienza rifiuta un dio del caos, senza leggi, che agisce per capriccio, in modo insensato. Ma anche il cristianesimo lo rifiuta. Anche se il Dio della Genesi crea con un fiat (“sia”), non lo fa a caso, ma con logica. La maggior parte degli scienziati non sono atei nel senso stretto della parola. La percentuale di scienziati che vanno in chiesa la domenica — o in sinagoga il sabato o in moschea il venerdì — non è affatto diversa da quella della gente comune. Anche gli astronomi che non appartengono a una religione organizzata sono ancora, molto spesso, teisti o almeno agnostici, ovvero intuiscono l’esistenza di Dio, ma non si aspettano di conoscerlo.

Hubble's view of M15

I credenti che la diffidenza ha tenuto lontani dalla scienza potrebbero non conoscere mai la struttura della natura, come hanno fatto invece gli scienziati. D’altra parte, i credenti possono conoscere bene colui del quale gli scienziati possono soltanto intuire la natura. Il Dio della Genesi commentando la creazione la giudica buona; allo stesso modo, anche i più atei tra gli scienziati sperimentano un senso di gioia, una semplice felicità, una sensazione di verità, quando scoprono l’eleganza della natura riflessa nelle leggi della scienza. (…)

Il lavoro scientifico dell’astronomia dimostra che l’intero universo si basa su leggi divine, che danno vita a un insieme piacevole e coerente; la bellezza delle stelle e delle nebulose regolate da queste leggi è l’espressione di tale gioiosa armonia e dà la motivazione per tale impegno.

Ma svolgere concretamente quel lavoro richiede molto di più. Oggi è necessaria una stretta familiarità con la matematica e la fisica, con la chimica e la biologia. Non solo. Il lavoro dell’astronomo si basa anche sulle tre virtù descritte da san Paolo. Per occuparsi di scienza, bisogna accettare i tre princìpi di fede, speranza e amore, che sono indubbiamente di natura religiosa. Si può infatti affermare che essi sono specificamente cristiani. Senza dubbio sono princìpi in cui non tutte le religioni necessariamente credono. (…)

E così il nostro lavoro continua, sia al telescopio sia nei nostri nuovi uffici nei giardini pontifici fuori Roma; e la Chiesa continua a sostenere attivamente la nostra scienza. Il Vaticano mantiene un Osservatorio e chiede ai gesuiti di dotarlo di personale, al fine di mostrare al mondo in maniera visibile che non ha paura della scienza, ma piuttosto ne sposa la causa: questo sulla base della lunga tradizione che considera la conoscenza della creazione come un percorso verso il Creatore.

Hubble view of NGC 2442

E le ragioni per cui siamo astronomi sono antiche come le stelle stesse, espresse in poesia da quando i poeti cominciarono a scrivere. Il profeta Baruc scriveva: «Le stelle brillano nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: “Eccoci”, e hanno brillato di gioia per colui che le ha create» (Baruc , 3, 34-35). Sant’Ignazio scrisse che «la sua consolazione più grande era guardare il cielo e le stelle, che contemplava spesso e per lungo tempo, perché da questo gli nasceva dentro un fortissimo impulso a servire il Nostro Salvatore» (Autobiografia). Chiamiamola consolazione; chiamiamola gioia; chiamiamolo amore. È di stagione tutto l’anno. È lo studio dell’universo, di «tutte le cose» dove troviamo Dio. È il lavoro dell’Osservatorio vaticano. È il lavoro di ogni Osservatorio. Noi lo chiamiamo astronomia.

(©L’Osservatore Romano 28 luglio 2012)

Le nuove avventure di Orsobruno

Il titolo del post fa pensare a un libro del mio amato Richard Scarry. Invece parliamo di blog.

Da… ieri, Orsobruno cessa la sua collaborazione con questo blog, perchè ne apre due nuovi, tutti suoi!

Il primo si chiama Filosofia e fede, e il nome non potrebbe essere più chiaro. Cito dal primo post “programmatico”:

Questo blog nasce con due obiettivi: il primo è fare conoscere e amare la Fides et ratio di Giovanni Paolo II. E’ stata scritta nel 1998, e quindi non dovrebbe esserci angolo dell’orbe terracqueo cattolico che non la applichi ormai con precisione millimetrica. Vi risulta? A me proprio per niente. (…) Cercheremo di fare esempi, mostrare applicazioni, dire quelle cosette stupide che un Papa non può dire, ma un cristiano da marciapiede sì, e un teologo può ascoltare benignamente. E siccome per il Battesimo siamo tutti potenzialmente teologi, la faccenda non è troppo da élite. (…)
Il secondo obiettivo del blog è che io ho voglia di parlare di filosofia a tutto campo, anche parecchio di teologia (la teologia morale no: non mi appassiona particolarmente e d’altra parte, per fortuna, viene trattata in tantissimi altri blog e forum, per cui la Chiesa non ne resterà sprovvista…) e mi piacerebbe, col tempo, trovare qualcuno che voglia dialogare con me, non necessariamente cattolico né cristiano: basta che non abbia voglia di offendere.

Il secondo nuovo blog di Orsobruno si chiama Creaturalità, e stavolta il nome è forse un tantino più criptico. Ma nel primo post tutto diventa chiarissimo:

Ecco l’obiettivo, il programma di questo blog: fare una grande, lunga immersione nella realtà. Per scoprire che non c’è niente di più bello della realtà. In particolare, cercheremo di esplorare la realtà del nostro essere creature: piccole, fragili, peccatrici, miserabili. Che però, nel momento in cui si riconoscono tali, attraggono irresistibilmente tutta la Grandezza, la Potenza, la Grazia, la Tenerezza del Dio infinitamente Misericordioso. Intendiamoci: Dio ci ama anche se lo rifiutiamo, o se neghiamo i nostri peccati. Ma se rientriamo nella realtà – l’umiltà è semplice riconoscimento di realtà, nè più nè meno – Dio ci stringe a Sè e ci colma delle Sue grazie. Perchè l’abisso chiama l’abisso.

Inutile dire – ma lo dico lo stesso – che vi invito a visitarli e, se ciò che scrive vi piace, a lasciargli un segno tangibile del vostro apprezzamento… no, non soldi, bensì commenti!

Buona lettura!

la foto è di M. Plonsky.

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San Josemarìa Escrivà e la confessione

Una proposta per la Settimana santa, che faccio innanzitutto a me stessa: il modo più concreto di vivere il Mistero pasquale, di farne esperienza, credo sia quello di immergersi nella misericordia di Dio.
Una breve guida – anche pratica – al sacramento della Riconciliazione qui. E invece qui un approfondimento mooolto… approfondito!
(filmato © 2008, Ufficio Informazioni dell’Opus Dei in Internet)Add to Technorati Favorites

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